1973
Compagnia Teatro Stabile dell'Aquila
LA FIGLIA DI IORIO
Autore Gabriele D’Annunzio
Regia di Giancarlo Cobelli
Prima rappresentazione 8 aprile 1973, Teatro Verdi di Terni
La figlia di Iorio è una tragedia in tre atti del 1903 di Gabriele D'Annunzio.
La prima rappresentazione avvenne al Teatro Lirico di Milano il 2 marzo 1904 con la compagnia teatrale di Virgilio Talli ed ebbe enorme successo: in realtà nell'opera doveva prendere parte Giacinta Pezzana nella parte di Candia della Leonessa, ma fu sostituita da Teresa Franchini che divenne anche la sostituta, nel corso delle tournée, di Irma Gramatica che interpretava Mila. Ruggero Ruggeri era Aligi e gli altri interpreti erano Oreste Calabresi nei panni di Lazaro e Lyda Borelli. Le scene, i costumi erano di Francesco Paolo Michetti.
Il dramma di D'Annunzio fu oggetto della rielaborazione in una parodia teatrale rappresentata il 3 dicembre del 1904 al Teatro Mercadante di Napoli da Eduardo Scarpetta con il titolo Il figlio di Iorio. Scarpetta fu querelato dalla Società Italiana degli Autori ed Editori per plagio e contraffazione per la messa in scena senza autorizzazione scritta.
È ambientata in Abruzzo, siamo nel giorno di San Giovanni. La famiglia di Lazaro di Roio sta preparando le nozze del figlio Aligi; l'atmosfera è gaia grazie ai canti e ai dialoghi allusivi ed effervescenti delle tre sorelle. Aligi pare comunque turbato da strane sensazioni e da presagi e si esprime in un linguaggio onirico. Mentre la cerimonia nuziale sta procedendo con un frammisto di riti rurali, ancestrali, pagani precristiani, irrompe nella casa Mila per cercarvi rifugio; lei è una donna dalla cattiva fama, ma è costretta a fuggire per evitare le molestie di un gruppo di mietitori ubriachi. Quando Aligi, incitato dalle donne presenti al matrimonio, sta per colpirla, viene fermato dalla visione dell'angelo custode e dai pianti delle sorelle. Aligi riesce persino a convincere i mietitori a rinunciare alla loro preda. Mila e Aligi finiscono per convivere assieme in una caverna pastorale in montagna; la loro unione non è peccaminosa e anzi sperano ardentemente di recarsi a Roma per ottenere la dispensa papale e poi sposarsi felici e contenti.
Ma non è una favola, né tanto meno una storia a lieto fine, anzi la situazione precipita rapidamente: Ornella, una sorella di Aligi, addolora profondamente Mila con il racconto sullo stato di disperazione in cui è caduta la sua famiglia, dopo la partenza di Aligi. Mila decide allora di fuggire, ma viene fermata da Lazaro che cerca di sedurla con la forza; Aligi interviene a difendere la donna e nasce così una colluttazione tra padre e figlio che terminerà con la morte del padre. Aligi evita la condanna solo per l'autoconfessione di Mila, che si addebita ogni colpa, autoproclamandosi strega. Verrà condotta alla catasta per morire sulle fiamme.