2009
Ensemble di Micha van Hoecke
BACCANTI
da Euripide
coreografia e regia di Micha van Hoecke
elaborazione del testo di Chiara Muti
con Chiara Muti e Pamela Villoresi
e l’Ensemble di Micha van Hoecke
Ancora una volta la danza del maestro Micha van Hoecke non si esaurisce nel semplice gesto: abbraccia e assorbe in sé canto, parola, musica, come sempre mossi alla ricerca del senso più profondo dell'espressione artistica. E per questa sua nuova creazione, che segna i vent'anni di una fertile e ininterrotta collaborazione con Ravenna Festival, il coreografo (ma anche danzatore, attore, regista...) belga di origine russa, insieme al suo storico Ensemble, si affaccia a uno dei più importanti testi teatrali di tutti i tempi: Le Baccanti di Euripide, affondando le mani nel mito di Dioniso e in quello delle folli donne – le Menadi – che, liberando il corpo e la mente, prendevano parte ai riti orgiastici in suo onore. Ma in una lettura insospettabile e notturna, ''perché solo di notte siamo fino in fondo noi stessi''.
“Euripide mette in scena in maniera particolarmente cruda la follia umana. Parto dalla demenza di Agave, che, invasata dal delirio dionisiaco, uccide suo figlio Penteo per il fatto di negare la natura divina di Dioniso, considerandolo un comune mortale. Questo suo rifiuto del culto che rovescia gli schemi, inverte i ruoli, mescola i generi, causerà la sua perdizione.
In questa interpretazione il mio intento è partire da Agave, una sorta di madre dolorosa, che, posseduta da Dioniso, uccide il figlio; la possessione da parte del dio Dioniso è la chiave di lettura per l’ispirazione di queste Baccanti. Agave rivive, partendo dalla fine dell’opera, come un flashback, la storia di questa tragedia, dove troviamo un Dioniso che dice “mi sono trasformato io – il dio – in un uomo”. Virilità e femminilità mescolati, a volte qui e altrove.
Dioniso ci fa viaggiare, è di passaggio, è straniero? È autoctono? È dappertutto.
Il dio oltraggiato per non essere riconosciuto come figlio di Zeus arriva a Tebe, patria della madre Semele, per vendicarla. La sua irruzione nelle città disturba il potere e trasforma le abitudini, il rigetto al suo culto è portatore di malore e morte, ma è anche il dio della natura, del vino, del teatro e della danza. “Da tempo Zeus mio padre aveva messo i sigilli sul vostro destino… perché ritardare l’ineluttabile?”
Come un poema sinfonico e visivo riviviamo il percorso di Agave, invasata da Dioniso, attraverso il quale, le musiche di Wagner, dell’Asia, della Grecia, compenetrano in una dimensione spirituale e religiosa dell’opera per conferire al rito un significato di trascendenza e anelito all’infinito.” Micha van Hoecke