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2003
Teatro dei Due Mari
MEDEA
di Euripide
traduzione Filippo Amoroso
con Pamela Villoresi, Pietro Bontempo, Ileana Rigano, Leandro Amato, Maurizio Panici
Sivia Budri, Stefania Castiglion, Alessia Giangiuliani, Annamaria Iacopini
con la partecipazione di Renato Campese
musiche Luciano Vavolo
costumi Marina Luxardo
coreografia Rita Colosi
regia Maurizio Panici
Partendo dal tema "Le madri che uccidono i figli" Medea ci riporta alle donne dei tragici greci. Sono infatti le donne a mettere in discussione la vecchia cultura facendosi portatrici di un nuovo pensiero.
Ed è proprio attraverso Medea (figura totalmente inedita e significativa) che Euripide pone all'interno delle rappresentazioni tragiche un elemento di assoluta modernità. Medea, infatti, è la prima donna a mettere in discussione i rapporti tra uomo e donna, evidenziando una situazione di forza, contestando l'esistente, aprendo un contenzioso e lasciando intravedere nuove possibilità. Medea è per questo uno dei più estremi e affascinanti personaggi della tragedia classica e moderna in quanto, prima fra tutte, non agisce spinta da un impulso erotico o sentimentale ma per rispondere ad una ingiustizia. Le modalità del suo atto trascendono ogni consuetudine. In Medea l'azione tragica coincide con la sua stessa rovina poiché, mentre punisce il padre dei suoi figli, colpisce con uguale violenza sé stessa: pur riconoscendo l'impatto del suo agire lo persegue con determinazione e lucida consapevolezza.
Il conflitto per la prima volta in una tragedia non è fuori, ma dentro il personaggio, come risulta dal ruolo decisivo dei monologhi nello sviluppo della struttura drammaturgica.
Maurizio Panici
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