2007
ANIMALI NELLA NEBBIA
Una sacra rappresentazione
di Edoardo Erba
regia Paolo Magelli
scene Giulia Bonaldi e Anusc Castiglioni
costumi Leo Kulaš
luci Roberto Innocenti
con Pamela Villoresi e con Mauro Malinverno, Fernando Maraghini, Valentina Banci, Francesco Borchi, Francesco Cortopassi
Una giornata di nebbia, in Italia. Nelle campagne intorno ad una cittadina storica, fra antichi casali e riserve, seguiamo lo svolgersi contemporaneo di due avvenimenti: la preparazione di una processione che dovrebbe portare i fedeli ai piedi di tre croci issate su una collinetta, e la battuta di caccia di un industrialotto in perenne crisi coniugale.
Ma la caccia è disturbata dalla presenza di un ragazzo combattivo che col tamburo mette in fuga gli animali. E la sacra rappresentazione è complicata dall'intervento di una scenografa improvvisata che di sua iniziativa decide di appendere tre uomini a croci che dovrebbero essere vuote.
Scende il buio e la nebbia crea un muro che impedisce ogni spostamento. Mentre la scenografa, il cacciatore e la moglie si incontrano e passano una notte di violenza e di oscuri presentimenti nel capanno dove hanno trovato rifugio, la processione viene sospesa. Ma poiché nessuno sa dei tre appesi, nessuno li soccorre. Il teatro diventa realtà, e la rappresentazione si trasforma in vera passione. Così, mentre la moglie del cacciatore scopre di essere incinta del ragazzo che ha amato in un incontro fugace, lui, appeso in croce come un animale e come il Cristo, scopre nella pietà per i suoi disgraziati compagni, l'umana compassione.
Paradossale, emotivo, profondo, con risvolti comici e sempre attraversato da un'ironia tagliente,Animali nella nebbia sembra voler fotografare il momento di smarrimento e di perdita di riferimenti che sta attraversando l'Italia attuale. Magistralmente diretto dal maestro Paolo Magelli e interpretato con squisita sensibilità da Pamela Villoresi che guida un gruppo di formidabili attori, lo spettacolo colpisce per la nitidezza formale, la lucidità dell'analisi, la prepotente nostalgia dei valori e la consapevolezza di appartenere ad una grande cultura, e accende nella nebbia la speranza che qualcosa di imprevisto e di nuovo si stia già generando per nascere domani.
Edoardo Erba
Non è la prima volta che mi capita di seguire l'evoluzione e la lenta crescita di un testo teatrale dal suo stato embrionale alla nascita; così come mi è capitato più volte nella ex Jugoslavia, ma anche in Germania, Belgio e Francia di presentare opere prime di giovanissimi autori, di aiutarli a nascere. Oggi alcuni di loro sono molto famosi e io ne sono felice. A pensarci bene ho sempre avuto la fissazione dell' autore contemporaneo, fin da ragazzo, ma solo molto più tardi ho capito che è anche grazie a loro se sono ancora vivo, teatralmente parlando. Mi spiego meglio e faccio un esempio. Nella mia vita di nomade mi sono trovato non raramente nella situazione di annegare nel mare della classicità mettendo in scena "QUESTO" in Germania, "QUELLO" in Francia e "L'ALTRO" in Ungheria... e via di seguito, una vera e propria overdose di classici... Certo li avevi fortemente voluti e ora??? Ebbene l'unico antidoto che possa restaurare il tuo "paesaggio interiore", salvarlo restituendogli nuova luce è la ricerca disperata di un autore contemporaneo... Se lo incontri è la liberazione, la VITA NOVA, tutto cambia e ora anche i CLASSICI hanno perduto come per incanto la loro "classicità" e sono diventati di nuovo quello che erano sempre stati, cari defunti contemporanei. Insomma per quanto mi riguarda non esiste in Teatro un rapporto più bello di quello che si può instaurare fra autore e regista. Questo qualcosa di bello è nato fra me e Edoardo Erba; due anni e mezzo d'incontri continuamente interrotti dalla lontananza (io in giro per l'Europa, lui a Roma o a Como), ma mai nella spiritualità; due anni che hanno dato vita ad un testo che mi appassiona e che amo profondamente Animali nella nebbia, una Sacra Rappresentazione. Un testo tragico e comico, cinico e buono, politico e poetico e allo stesso tempo profondamente metafisico scritto da uno che sa sentire, pensare e scrivere. Un testo dove il regista non è costretto a inventarsi impalcature e geometrie intellettuali per metterlo in scena, al contrario sono stato colto da una specie di ipnosi, da una piccola epilessia attraverso la quale sono entrato come in un sogno che avevo già sognato in un altro mondo. Quasi un miracolo. E la sintesi di questo sogno si è rivelata a Belgrado quando Anusc e Giulia sono arrivate con il tanto sospirato modello della scenografia... era un luogo che mi era familiare. Finalmente potevamo metterci in fila, mano nella mano io con Pamela, lei con Fernando, lui con Valentina, lei con Francesco, lui con Mauro, lui con l'altro Francesco, lui con Anusc e Giulia, loro con Leo, lui con Edoardo, tutti mano nella mano; si procedeva "a serpente", e cantando sommessamente si scompariva nella dolcissima nebbia.
(Paolo Magelli)